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    Le competenze delle madri trasferite sul lavoro. Dialogo Caring Company (Lifeed | Unipol)

    Ultimamente si sente spesso parlare delle ‘grandi dimissioni’, Great Resignation, un fenomeno che, partito in USA, sta scuotendo il mondo ed il mercato del lavoro anche qui in Europa ed Italia.

    Un fenomeno che porta con sé interessanti riflessioni circa le dimensioni del senso e del significato attribuiti da ciascuno di noi al lavoro, e che ci interpella circa il ruolo attribuito da ognuno alla sfera professionale all’interno della propria vita e dei propri progetti esistenziali.

    Non debbono sfuggire all’analisi però alcuni dati importanti relativi al fenomeno nel nostro Paese, i dati ci indicano infatti come “i carichi di cura familiari continuino a pesare maggiormente sulle spalle delle donne, in particolare delle madri, con un impatto negativo sul fronte occupazionale: delle 42mila dimissioni di genitori di bambini da zero a tre anni nel 2020, il 77,4% è rappresentato dalle mamme.” (Fonte: Lifeed, sui dati dell’Ispettorato nazionale del Lavoro)

    Uno scenario che potrebbe apparire quindi sconfortante, di sicuro spia di una strada ancora lunga da percorrere per poter colmare un inaccettabile gender gap. Eppure, come per ogni cosa, la differenza può farla soprattutto il modo in cui osserviamo la realtà, punto di partenza di ogni possibile azione.

    Importante quindi arricchire il nostro sguardo anche con altri dati, mi riferisco in questo caso ai dati dell’Osservatorio vita-lavoro di Lifeed, che “raccontano che le madri, se viste e valorizzate dalle aziende, possono dare un contributo positivo in ambito professionale, partendo proprio dalle competenze sviluppate nell’esperienza genitoriale. L’82% delle mamme coinvolte nei percorsi Lifeed ha scoperto di avere più forza di quanto credesse e di possedere capacità che non pensava di avere. Anche le competenze di leadership risultano più elevate per chi si prende cura di qualcuno, in particolare i neo genitori.” (Fonte cit. Lifeed)

    Come spesso accade nelle situazioni concrete, la domanda filosofica fondamentale anche in questo caso è dunque come fare? Come fare per valorizzare nelle aziende il ricco bagaglio esperienziale e di competenze delle donne e delle madri?

    Proprio su questo interrogativo dialogherò insieme ad un panel di professioniste e mamme nel Digital Talk Caring Company questo giovedì 5 maggio alle 11.30. Avrò il piacere di moderare un panel di speaker con cui poter dialogare sul tema da differenti prospettive:

    • Martina Borsato, Data Strategist di Lifeed
    • Alice Brioschi, Curatrice Editoriale
    • Francesca Martino, Coordinatrice Spazio Donna Milano di WeWorld Onlus
    • Sabina Tarozzi, Responsabile Programmi di Welfare di UnipolSai Assicurazioni Spa

    Se vi va di partecipare, potete registrarvi a questo link.

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    Lavoro e paternità, il Cambiamento parte dalle aziende (Lifeed | Fortune Italia)

    Fonte: Articolo Lifeed.

    La proposta di legge presentata alla Camera per un congedo di paternità retribuito a tre mesi (invece degli attuali 10 giorni) ha riacceso i riflettori su un tema che spesso rimane in secondo piano nel dibattito pubblico: la genitorialità è anche una questione maschile e, se condivisa, porta benefici sia ai padri sia alle madri.

    Gli ultimi due anni di pandemia e di lavoro da remoto hanno reso ancor più evidente che il diritto alla parità nell’esercizio della genitorialità non è più rinviabile. Lo dimostra l’analisi condotta dall’Osservatorio Vita-Lavoro di Lifeed, secondo cui i padri lavoratori non percepiscono più il proprio ruolo professionale come preponderante: si sentono infatti prima padri (71%) e solo dopo professionisti (42%).

    Lifeed Blog

    Per chi si fosse perso la diretta del Caring Company Digital Talk del 16 Marzo su ‘Le competenze dei padri trasferite sul lavoro’ ma fosse interessato alla tematica, segnalo la possibilità di leggere i messaggi chiave nell’articolo pubblicato da Fortune Italia.

    Il dibattito ha preso il via dagli importanti dati dell’Osservatorio Vita-Lavoro di Lifeed e da una domanda tanto semplice quanto densa, “la paternità è visibile sul lavoro?“:

    Dall’analisi  risulta ancora alta (57%) la percentuale di padri che non si considerano “visti” sul luogo di lavoro. Ciò per via di ostacoli che, secondo i padri, vanno dalla cultura aziendale che tende a mantenere separata vita privata e lavoro, alla scarsa attenzione al work-life balance da parte dell’azienda.

    Osservatorio Vita-Lavoro, Lifeed.

    Come poter superare il problema? Che cosa possono fare le aziende?

    […] “esistono anche abilitatori che, secondo i partecipanti, possono ‘accendere’ sul luogo di lavoro il potenziale della paternità: una cultura aziendale ‘caring’ che mostra attenzione al work-life balance e ai ruoli extra lavorativi delle persone; un clima di condivisione, supporto reciproco, apertura al dialogo tra colleghi, manager e collaboratori sul tema della paternità; iniziative ad hoc dedicate ai genitori; l’autodeterminazione e la volontà dei singoli.”

    Lifeed Blog

    Tante le buone pratiche condivise dai nostri ospiti.

    Al link di seguito l’articolo completo di Fortune Italia sull’evento:

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    Caring Leadership e sinergia vita-lavoro: competenze e genitorialitá

    Domani 16 Marzo, h. 11.30, ci vediamo al Caring Company Digital Talk “Le competenze dei padri trasferite sul lavoro”.

    Gli ultimi due anni di pandemia e lavoro da remoto hanno reso ancora più evidente che il diritto alla parità nell’esercizio della genitorialità non è più rinviabile: “l’analisi condotta dall’Osservatorio Vita-Lavoro di Lifeed mostra come i padri lavoratori non percepiscano più il ruolo professionale come preponderante nella loro vita: si sentono infatti in primis padri (71%) e solo dopo professionisti (42%).”

    Newspress Lifeed

    Come si riflette tutto questo in ambito lavorativo?
    Come possono le aziende valorizzare le esperienze di vita e le competenze dei loro collaboratori padri?

    Un dialogo digitale in cui parleremo di genitorialità, competenze e di come le aziende possono prendersi cura delle proprie persone.

    Un grande piacere moderare il dialogo, che vedrà gli interventi di relatori di grande valore ed esperienza quali: Stefano Angilella, HR Director di Avanade | Ivan Basilico, Sviluppo risorse umane e welfare Ferrovie Nord Milano Autoservizi | Martina Borsato, Data Strategist di Lifeed| Ruggero Dadamo, Chief People Officer di Sisal | Matteo Gori, Global Marketing Director, Managing Director di Barilla Group | Alessandro Mancini, Responsabile Relazioni Sindacali e Welfare, Trenord.

    Registrazioni qui.

  • Business | Career,  Enterprise Advisor,  Leadership | Management,  Learning & Development,  People Caring,  Philosophy for BUSINESS,  Servizi per aziende

    People Caring. Insieme a Lifeed per cambiare aziende e Leadership all’insegna della cura per le persone

    La cura è un tema che mi è sempre stato molto caro.

    Secondo il filosofo Martin Heidegger, la cura è una dimensione essenziale dell’essere umano, che realizza il suo progetto di vita prendendosi cura del proprio “essere nel mondo”.

    Cosa succede se trasponiamo queste riflessioni nel mondo del lavoro?
    Cosa può succedere quando le aziende mettono la cura delle persone come loro priorità?

    Una direzione di ricerca e lavoro che vale senza dubbio la pena esplorare.

    Incontrare lungo il percorso compagni di viaggio con la stessa visione e gli stessi valori rende questo cammino ancora più eccitante e significativo.

    Con piacere condivido questo nuovo progetto sbocciato ad inizio 2022: come Customer Executive Advisor, responsabile Advisory, Learning & Development per i clienti Top Enterprise, sono felice di lavorare insieme al team di Lifeed e Riccarda Zezza verso questa bella missione!

    Anteprima immagine
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    Le competenze per ripartire. Formazione alle Microsoft Digital Skilling Weeks

    Sono partite lunedì 15 Novembre e proseguiranno fino al 26 Novembre le Digital Skilling weeks di Microsoft Italia: due settimane di formazione, training e workshop digitali dedicate sia ai professionisti che ai giovani che si affacciano oggi sul mondo del lavoro.

    “Intelligenza Artificiale, Data Analysis, Sviluppo di App, Cloud, ma anche Cybersecurity, CRM e approfondimenti per sfruttare al meglio le nuove modalità di lavoro collaborativo online con Microsoft Teams: sono solo alcuni dei temi al centro della seconda edizione di Skilling Weeks, maratona che Microsoft Italia ha organizzato dal 15 al 26 novembre insieme all’ecosistema dei suoi partner, per promuovere la diffusione delle competenze digitali richieste dal mercato del lavoro.
    Due settimane di training e workshop digitali dove neo-diplomati, neo-laureati, professionisti, studenti e docenti possono accedere a contenuti e informazioni su percorsi di formazione per aggiornare e riqualificare le proprie competenze e approfondire concretamente l’utilizzo di soluzioni Microsoft per le aziende.
    Skilling Weeks fa parte del piano Microsoft Ambizione Italia #DigitalRestart che prevede un focus importante sulla formazione, con training e percorsi di aggiornamento per giovani e professionisti già affermati.”

    Press Release: Microsoft Digital Skilling Weeks 15-26 novembre.

    Il calendario completo delle iniziative lo trovate qui.

    Il mio contributo sarà giovedì 25 Novembre, ore 17.00-18.00: un webinar di formazione organizzato da LinkedIn e Fondazione Mondo Digitale.

    Parleremo di competenze chiave per dare nuova linfa alla propria carriera professionale, fondamentali sia in caso di desiderio di cambiamento e crescita che per una eventuale necessità di riposizionamento.

    Iscrizioni: Le competenze per ripartire

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    Stare bene al lavoro. Benessere organizzativo ed empowerment personale: dall’esperienza LinkedIn EMEA

    LinkedIn EnableIn. Mental Healh Awareness Month

    Ogni anno a maggio si celebra il mese della consapevolezza sulla salute mentale, Mental Health Awareness Month.

    Il tema e focus della campagna di quest’anno è stato #YouAreNotAlone, quanto mai attuale dato il persistente distanziamento fisico e sociale reso necessario dalle misure di sicurezza anti-COVID.

    Sono passati già diversi anni ormai da quando nel 1948 l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha definito la salute non solo come ‘assenza di malattia’ ma come uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale. Una concezione a 360 gradi della persona e del suo benessere, visto come un equilibrio dinamico al quale concorrono quindi tante e sfaccettate dimensioni della nostra vita quotidiana.

    Tra queste, un posto prioritario occupa senza dubbio la dimensione professionale: buona parte delle nostre giornate è dedicato infatti a questo ambito della nostra esistenza. Essere soddisfatti del proprio lavoro, gestire consapevolmente l’evoluzione della propria carriera e saper affrontare gli eventuali ostacoli che si presentano lungo il cammino è quindi un elemento essenziale per il ben-essere personale.

    Soprattutto nell’ultimo periodo noto una crescente apertura ed interesse da parte delle aziende nei confronti di queste tematiche: sempre più aziende hanno iniziato a compiere passi per considerare i propri collaboratori non solo come ‘capitale umano’ ma come persone nella loro interezza, interrogandosi su come poter venire incontro alle necessità che le varie dimensioni e fasi della vita pongono a ciascuno di noi.

    Che cosa possono fare le aziende in relazione al benessere dei propri collaboratori? Sicuramente molto.

    Per rispondere a questa domanda vorrei condividere un’importante esperienza professionale ed alcune lessons learnt, a partire dalle quali ampliare il respiro della riflessione.

    Negli scorsi mesi con il team di EnableIn, di cui sono responsabile per EMEA&LATAM, abbiamo lavorato con cura e passione per la messa in opera di un calendario di iniziative ed appuntamenti interni dedicati all’intera popolazione di dipendenti LinkedIn a livello globale. Un calendario di sessioni variegate per tema e tipologia: sessioni di formazione su temi specifici, spazi per la condivisione di storie ed esperienze personali, appuntamenti bisettimanali di meditazione, panel e dialoghi di gruppo.

    Ora che ci avviamo alla chiusura di questi intensi mesi di preparazione e di appuntamenti, ciò che mi accompagna è quel mix di soddisfazione profonda e stanchezza positiva che accompagna il lavoro che percepiamo come significativo e ben fatto.

    Se ‘sharing is caring’, con piacere vi condivido tre pillole di riflessione a partire da tre importanti parole chiave:

    Dialogo. Gli spazi dedicati al dialogo sono spesso piuttosto rari all’interno di una quotidianità scandita da scadenze e operatività. Un vero peccato, perchè introdurre spazi e momenti di dialogo significa lavorare in maniera concreta per rendere reale quella prospettiva di Diversity & Inclusion i cui benefici sono sempre più chiari ed evidenti. Lo spazio del dialogo richiede infatti come propria pre-condizione proprio la molteplicità: dialogo come confronto ed incontro di (almeno) due protagonisti, posizioni, esperienze, visioni del mondo e contributi. Un dialogo che, condotto da un facilitatore competente e consapevole, diviene sorgente di nuove relazioni e innovazione.

    Condivisione. Condividere con altri la propria storia ed esperienza personale è un’attività che ha una forte valenza catartica e che è in grado di creare ponti, regalando a coloro che ascoltano la possibilità di avvicinarsi empaticamente all’altro. Quando questo avviene all’interno di un contesto lavorativo, è importante notare come vengano chiamati in causa due concetti molto densi: vulnerabilità e sicurezza. Perchè le persone possano sentirsi davvero libere di donare agli altri il racconto delle proprie esperienze, è necessario che siano create le condizioni affinchè questo atto di generosità e coraggio sia possibile. Fondamentale è che l’ambiente sia percepito, ed effettivamente sia, uno spazio sicuro. Se vulnerabilità e coraggio sono tratti e decisioni che pertengono le singole persone, ritengo sia responsabilità delle aziende lavorare per creare le condizioni che li rendano possibili.

    Tempo. Quante volte ci sembra di non averne mai abbastanza? Nella forma del Time Management, il tempo è un argomento oggetto di moltissimi corsi di formazione, a volte un po’ bistrattato o trattato in maniera semplicistica. Eppure, non deve sfuggire al professionsita ed all’azienda il fatto che il tempo sia innanzitutto e primariamente tempo vissuto: materia, stoffa e cifra dei nostri giorni e del nostro divenire. Nel corso del mese trascorso ho osservato come ritagliarsi del tempo ‘qualitativamente differente‘, tempo da dedicare a pratiche di meditazione, dialogo, condivisione, spunti intellettuali etc. si sia rivelato per molti partecipanti al programma fonte di vera rigenerazione. Riappropriarsi del proprio tempo come tempo primariamente vissuto è un passo che trasforma profondamente, apre a nuove possibililità, dona nuovi modi di presenza e ‘centratura’. In maniera derivata, consente inoltre l’importante sviluppo di un nuovo e più consapevole commitment.

    “It’s a wrap!”, come dicono gli inglesi.

    E così, mentre giunge a chiusura il Mental Health Awareness Month, proseguiamo il cammino con l’obiettivo che non solo Maggio ma ogni mese e ogni giorno possano diventare il tempo dell’attenzione e della consapevolezza verso il proprio benessere e quello dei propri collaboratori.

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    Abacorn-manifesto: le radici del metodo

    Assistiamo oggigiorno ad una vivace proliferazione di pratiche dedicate allo sviluppo personale, alla crescita, alla formazione di persone e team, al cambiamento, all’orientamento di carriera ed al supporto in situazioni complesse. Segno evidente di una domanda in crescita, riscontrabile sia a livello individuale che aziendale.

    Già nel XVI secolo il noto filosofo induttivista Francis Bacon affermava che “scientia potentia est”, sapere è potere. Ricontestualizzando questa affermazione nel nostro mondo contemporaneo, se da un lato la quantità e varietà di informazioni e pratiche accessibili ha moltiplicato in maniera esponenziale le nostre possibilità conoscitive, dall’altro ha reso più difficile il compito del farsi strada tra esse, per scegliere in maniera informata e consapevole.

    Ecco perchè ritengo deontologicamente importante dedicare questo breve articolo a condividere alcuni tratti chiave dell’approccio metodologico ed epistemologico che anima le pratiche riflessive, il Counseling Filosofico e le pratiche consulenziali di abacorn. Benchè le pratiche vengano disegnate e realizzate in maniera personalizzata sulla base delle esigenze dell’interlocutore, degli obiettivi e dello specifico contesto di riferimento aziendale, è possibile rintracciare, trasversale ad esse, un fil rouge sempre presente. Una sorta di DNA composto da valori profondi e da un insieme di sistemi di riferimento fondamentali.

    Nei miei studi universitari ho avuto il privilegio di essere allieva del compianto filosofo G. Giorello e del Prof. C. Sinigaglia, laureandomi in Epistemologia delle Scienze Umane e Filosofia della Scienza: un’indagine critica dei fondamenti, dei presupposti e dei metodi è dunque sempre stata per me condizione preliminare imprescindibile per vagliare validità ed efficacia di qualsiasi forma di impresa umana, gnoseologica e/o pragmatica.

    In linea con tale convinzione personale e forma mentis professionale, condivido quindi sinteticamente alcuni assunti fondamentali in cui le pratiche di abacorn affondano le proprie radici, nutrendosi di / facendosi guidare da:

    – una concezione complessa e positiva dell’essere umano, concepito come un essere bio-psico-sociale. La realizzazione delle potenzialità e possibilità della persona ed il suo ben-essere sono posti al centro delle pratiche, adottando un atteggiamento di fiducia nei confronti delle capacità e risorse personali (paradigmi della complessità e del Counseling Umanistico);

    – un atteggiamento filosofico ed insieme una modalità dello stare-in-relazione in maniera empatica, autentica ed evoluta. Che cosa significa? Porsi in un atteggiamento filosofico vuol dire porsi in un atteggiamento di ricerca condivisa, di esplorazione, al contempo di confronto e di incontro, essere da stimolo ad un pensare insieme, un pensiero dialogico. Mettere l’accento anche sulla dimensione relazionale è il necessario complemento di un atteggiamento filosofico che sceglie consapevolmente di essere ‘sensibile‘, attento all’Altro, mettendo in campo e a disposizione capacità e soft skills modellati in anni di lavoro ed esperienza professionale ed attraverso il trienno formativo da Counselor;

    – una forma di consapevolezza essenziale delle dinamiche relazionali, che rende necessario per il consulente un serio, preliminare e profondo lavoro di conoscenza ed analisi di sé non auto-condotta. Su questo punto, tra le offerte formative disponibili la mia decisione è stata quella di specializzarmi in Philosophical Counseling & Practices presso la SSCF – Scuola Superiore di Counseling Filosofico, la prima e più antica scuola in Italia, fondata nel 1999 e diretta tutt’oggi dal Prof. Lodovico Berra, Medico specialista in Psichiatria, Psicoterapeuta e Counselor Filosofico. Ciò che ne deriva è da un lato il pieno rispetto degli strumenti, ambiti e metodi delle discipline psicologiche con le quali, nell’ottica di una complementare multidisciplinarietà, si intrattiene un fertile dialogo, e dall’altro al contempo una forte differenziazione da esse: le pratiche di abacorn non sono pratiche di tipo psicologico;

    – un’intrinseca apertura alla interdisciplinarietà ed al dialogo con le più contemporanee scoperte scientifiche, teorie e pratiche della formazione aziendale, della Leadership e del management;

    – una ricchissima, feconda tradizione millenaria di teorie e metodologie propriamente filosofiche, che connotano in maniera specifica le pratiche ed a cui poter attingere di volta in volta con flessibilità;

    – una personale, diretta ed articolata esperienza in azienda: da oltre 14 anni lavoro come Responsabile presso grandi aziende multinazionali, brand all’avanguardia nel campo dell’innovazione, della consulenza e delle risorse umane, in cui quotidiana è l’interazione strategica con Manager ed Executives delle più importanti aziende italiane. Un punto di osservazione pragmatico privilegiato che ha consentito di forgiare una prospettiva personale unica, che tiene insieme Humanities e Digital, pragmatismo e vision, business acumen e sensibilità filosofica.

    Un ultimo spunto di riflessione.

    Coloro che bazzicano in contesti Business sanno benissimo quanto sia fondamentale, per porsi come attori efficaci in un mercato altamente competitivo, definire in maniera chiara il proprio posizionamento.

    Quanto ho voluto qui proporre è in realtà qualcosa di lievemente differente: condividere i tratti salienti della postura esistenziale che alimenta le pratiche di abacorn. Perchè sia possibile comprendere non solo che cosa faremo insieme, ma anche chi incontrerete.

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    Formazione, Business e Filosofia: l’alba di una nuova collaborazione

    I periodi che precedono l’avvio ed il lancio di nuovi progetti sono spesso fasi di gestazione in cui intenso è non solo il lavoro pragmatico perchè questi possano vedere la luce, ma anche il lavorìo interiore, lo sviluppo e l’evoluzione personali. Ciò è tanto più vero quanto più questi progetti siano sentiti come propri, rilevanti per la propria realizzazione esistenziale autentica.

    Grazie anche al lavoro di continuo aggiornamento professionale interdisciplinare degli ultimi mesi, questo nuovo anno porta subito con sè una bella novità. Con piacere vi condivido l’avvio di una nuova collaborazione che mi vedrà, da Gennaio 2021, Docente per il corso di Filosofia nelle Aziende e nelle Organizzazioni presso la Scuola Superiore di Counseling Filosofico (SSCF) di Torino, dipartimento di Filosofia applicata dell’Istituto Superiore di Filosofia Psicologia Psichiatria (ISFiPP).

    Una nuova, bella responsabilità in cui esperienza di Business, Filosofia e Formazione potranno danzare in dialogo sulle tre dimensioni, confluendo in una dinamica ed innovativa proposta formativa.

    Nuove pratiche riflessive per lo sviluppo personale consapevole, wellbeing, lifelong learning e ‘reskilling’ delle capacità.

    Chiara Sivieri, Docente al Master SSCF per il Corso di Filosofia nelle Aziende e nelle Organizzazioni

    Per saperne di più sul Master, il calendario, il programma e le modalità di iscrizione, potete trovare maggiori informazioni qui e cliccando sull’immagine sotto:

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    MIND YOUR MIND. Mindfulness e pratiche riflessive per affrontare lo stress lavorativo

    “Dai a questo ci ripenso a settembre…”. “Dopo le vacanze quest’anno inizio a...”. “Con questo ripartiamo alla grande dopo l’estate…”.

    Come è andato realmente il vostro Settembre?

    In un lampo ci siamo lasciati alle spalle questo mese simbolicamente così denso: per molti tempo di bilanci, per altri di nuovi inizi (che siano attuati, progettati, desiderati o anche solo sognati durante il tempo della pausa estiva), per tanti professionisti tempo di corse per chiudere con successo i risultati del trimestre e pianificare il successivo.

    Un mese che può aver creato qualche frustrazione o pensiero in più proprio in virtù del passaggio da un momento di svago e rigenerazione, le ferie estive, ad un ritorno alla propria realtà quotidiana. Passare da una dimensione all’altra richiede spesso un salto che risulta ancor più percepibile per chi si trova ad operare all’interno di contesti organizzativi ed aziendali: al loro interno i nostri piani, le abitudini ed i ritmi estivi hanno dovuto subito fare i conti con le esigenze e i ritmi del business, di colleghi, manager, dipendenti.

    Ed ecco che proprio quello che avrebbe dovuto essere il mese della rinascita e della messa in atto dei nostri propositi, scontrandosi con la realtà può essersi tinto di frustrazione ed averci visto preda di un intenso stress.

    Quando siamo sovraccarichi di stress e tensione perdiamo la nostra capacità di far fronte alle situazioni in maniera efficace utilizzando al meglio le nostre risorse e siamo così più inclini ad alimentare un circolo di frustrazione e conflittualità.

    Come fare per uscirne?

    Due pratiche sono in grado di essere particolarmente d’aiuto, come evidenzia questo articolo di Harvard Business Review: la mindfulness e le pratiche riflessive.

    If you want to break this cycle and have fewer destructive conflicts at work, the first step is to become more aware of your feelings and reactions to pressure and stress. The second step is to consciously manage your emotions, and the third is to start seeing people as people, not as threats. […]

    Schedule time for self-reflection. Like mindfulness practices, self-reflection helps tremendously with self-awareness and self-control. It’s hard to find time to think about our viewpoints and actions in our always-on world, however. So start small. You might, for example, reserve 20 minutes at the end of each week to reflect on what went well and what didn’t. But remember: Don’t fall prey to the “beat myself up” trap and spend this time lamenting what you didn’t get done or what you should’ve done differently. All that does is engender more stress.”

    Harvard Business Review – A 3-Step Process to Break a Cycle of Frustration, Stress, and Fighting at Work

    Da un lato infatti le pratiche meditative come la mindfulness possono aiutarci a riguadagnare la nostra centratura ed una maggiore presenza nel momento presente, riconnettendoci al nostro corpo e radicandoci nel qui-e-ora. Dall’altro, l’auto-riflessione così come condotta attraverso il Philosophical Counseling e le pratiche filosofiche ci aiuta ad acquisire self-awareness (consapevolezza): ci aiuta a osservare i nostri vissuti, fare chiarezza sui nostri pensieri e le nostre emozioni, scoprire e comprendere meglio noi stessi per disegnare in maniera più consapevole il nostro cammino professionale e di vita.

    “Chiamiamo semplice accadere ciò che avviene senza coscienza del significato, esperienza vissuta l’accadere nel quale si sperimenta un significato, e autoriflessione un momento indispensabile di tale esperienza vissuta.”

    Karl Jaspers

    Che settembre vi abbia visti impegnati in una gioiosa ripartenza a tutto sprint o in una faticosa ripresa delle attività, che cosa ne pensate di farne comunque tesoro in quanto vostro?

    Ne avete l’opportunità proprio ora. Fermatevi qualche minuto questa sera a riflettere sul mese che avete appena vissuto.

    Quali erano i vostri desideri? Che cosa non è andato secondo le vostre aspettative? Quali erano le vostre aspettative? Come vi siete sentiti?
    Che cosa vi ha infastidito o vi ha fatto sentire sotto pressione? Di quali aspetti di voi stessi/progetti/cambiamenti/relazioni vi sentite più orgogliosi e soddisfatti? A quali cose per voi importanti non avete dedicato abbastanza attenzione?

    Vi regalarete la possibilità di “rendere ottobre il vostro nuovo settembre” e ridisegnare il cammino dei prossimi mesi.

    Se ti va di commentare o condividere, puoi farlo qui al mio post LinkedIn:

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    Crescere con le STEM (+A)

    Prima della pausa estiva ci tenevo a segnalarvi e ringraziare STEMintheCity per aver dato voce alle Restart Stories di GirlsRestart.

    Donne che sostengono il futuro, che ripartono, si reinventano, cadono e si rialzano più forti di prima.

    (link al post LinkedIn)

    Da oggi all’interno della sezione Testimonianze potrete trovare anche l’intervista su cambiamento e trasformazione che ho realizzato per GirlsRestart:

    Se non avete mai sentito parlare di STEMintheCity, vi riporto la presentazione del progetto presa direttamente dal loro sito, che vi invito ancor di più a visitare soprattutto se nella vostra vita avete a che fare con la formazione… che sia come genitori, formatori o studenti!

    “STEMintheCity è l’iniziativa promossa dal Comune di Milano – in collaborazione con importanti realtà del settore pubblico e privato e il sostegno delle Nazioni Unite – per diffondere la cultura delle STEM, rimuovere gli stereotipi culturali che allontanano le ragazze dai percorsi di studio nelle materie tecnico-scientifiche.

    A causa dell’epidemia Covid-19, STEMintheCity si è trasformato in un progetto completamente digitale, aperto e inclusivo: una piattaforma ricca di eventi e webinar formativi, news, testimonianze e articoli di approfondimento per stimolare i ragazzi e le ragazze a migliorare le loro competenze digitali e a intraprendere percorsi di studio e carriera in ambito STEM, superando qualunque stereotipo di genere.”

    https://www.steminthecity.eu/iniziativa/stem-generation.kl

    Buone vacanze a tutti e… arrivederci a settembre!