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PERCORSI INDIVIDUALI. A tu per tu con chi l’ha già fatto
Farà per me? Che cosa mi porterà? Spesso quando si desidera iniziare un percorso individuale sono tante le emozioni e le domande che ci accompagnano. Consapevole di ciò, condivido con piacere e con il consenso dell’interessata il dialogo di feedback con una consultante.
Qual è stata per te la cosa di maggior valore del percorso? Quali sono stati i benefici che hai riscontrato?
“Mi ha aiutato tantissimo a ricentrarmi. Sia come focus su quello che passo dopo passo dovevo fare ogni settimana, ma soprattutto i ragionamenti che abbiamo fatto insieme mi hanno ridato un po’ di fiducia in me stessa. La situazione che avevo vissuto aveva minato la mia sicurezza personale e la capacità di credere nelle mie possibilità.
Il fatto di essermi rifocalizzata, di avere preso coscienza di quanto di positivo avevo fatto, acquisire la capacità di dirlo a me stessa e di dirlo anche agli altri: questo è diventato parte del mio storytelling, della mia narrazione di me stessa, come il mio più grande successo.
E’ stata una nuova consapevolezza e anche il coraggio di assumere la mia prospettiva, poter dire ora “questa sono io”.”
C’è qualcosa che ti ha stupito?
“Mi stupisce oggi rivedermi nei primi incontri, dove ero emotivamente scossa, e invece vedermi adesso che sono serena. In poco tempo sono riuscita a cambiare, a mettere dei mattoni, ricostruire un po’ di fondamenta. Sì, mi stupisce soprattutto il vedermi oggi così serena.
Mi ha stupito anche l’accoglienza… con una persona che avevo appena conosciuto il riuscire ad aprirmi così tanto. E’ vero che lo abbiamo fatto su un piano professionale, ma quando racconti di te stessa, dov’è la differenza tra il piano professionale e il piano personale? Cerchiamo sempre di separare lavoro e vita privata, in realtà dov’è il confine?
Abbiamo parlato di lavoro ma questa sono io. Alla fine ti ho raccontato ed abbiamo fatto un pezzettino di percorso della mia vita insieme.
Ci sono molte pratiche diverse, il fatto che il nostro non sia stato un percorso di coaching, più direttivo o goal oriented, come lo hai avvertito?
“Inizialmente pensavo avrei avuto bisogno di una mentorship, di qualcuno che mi dicesse “fai così, prova così!”, le prime volte quando mi facevi ragionare sulle cose facevo fatica. Mi mancava la consapevolezza di dire “che cos’è il counseling filosofico? Che cosa vuol dire questa parola? Cosa lo differenzia? Che percorso io farò con Chiara?”.”
“Ancora adesso non riuscirei a darti una definizione su che cos’è il counseling… perché non è neanche una cosa che puoi spiegare così dall’inizio, poteva prendere tante strade differenti. Ti richiede quello sforzo in più di dover lavorare su te stesso… e grazie a questo ora le cose mi sono chiare, perché le ho proprio ragionate, ed oggi fanno parte di me e della mia storia. Perché dietro ognuna di queste cose c’è una parte di me, che è il lavoro che io ho fatto in tutti questi anni. Adesso ci credo veramente.
Una forma di maggiore chiarezza su chi sei, in un momento di difficoltà.”
…noi in particolare eravamo partite con il fil rouge di “una nuova narrazione di te stessa”
“Sì è così. Sono delle fondamenta che prima non avevo e che oggi ho. Mi hai aiutato veramente tanto.”
Il fatto di chiedere aiuto è una cosa molto difficile da fare. Poi con qualcuno che conoscevo poco…
Ho sentito che lo facevi volentieri, il piacere di donarsi e donare del tempo, di voler aiutare.”
Consiglieresti il percorso? A chi / per quali situazioni pensi possa essere più utile?
“Sì lo consiglierei, assolutamente. Perché le persone non si rendono conto di avere bisogno di aiuto ma tutti abbiamo bisogno di aiuto.
Lo consiglio in situazioni di indecisione o di incertezza, sia lavorative che personali, quando dobbiamo prendere una decisione. In qualsiasi momento della tua vita, nel momento in cui dubiti di te stessa o ti vengono a mancare delle sicurezze, perché per me è stato un ritrovarle.
Confrontarsi su se stessi, quello che fai e che ti succede, parlarne come abbiamo fatto noi, lo trovo utile comunque, io continuerei a farlo anche se il momento di difficoltà passa. E’ un momento di confronto che forse singolarmente non ci diamo.
E’ proprio un costruire insieme, prendere consapevolezza.
Il problema è che molte volte non si sa di averne bisogno, ed inoltre riuscire a saper scegliere tra le diverse discipline…anche se poi la differenza la fa sempre la persona.
Forse è proprio questo il Counseling Filosofico: il ritrovare una parte di sé che ogni tanto si perde e non ne siamo consapevoli.
Ci devo riflettere, mi piacerebbe poterla raccontare questa esperienza in poche righe, voglio provarci.”
Io ritengo ci sia proprio riuscita. Che cosa vuol dire aver cura di sé?
E così siamo già arrivati alla seconda settimana di Agosto.
Dopo mesi di duro lavoro in cui ci siamo concessi solo poche pause per noi stessi e magari anche dopo l’ultimo, pesantissimo sprint di Luglio necessario per riuscire a chiudere in tempo le attività prima della pausa estiva.Salutandoci per poi ritrovarci a Settembre, per questo mese ho deciso di dedicare attenzione a un tema che credo sia fondamentale – ancora di più in questo periodo dell’anno.
Parleremo quindi oggi di CURA DI SE‘.
Da sempre quello che i filosofi fanno è interrogarsi sulle cose del mondo e della vita, sul senso e i significati, mettendo di continuo in discussione il sentire comune e quelle nostre convinzioni che dapprima si sono cristallizzate in certezze ed in seguito sono divenute delle vere e proprie “verità”, che in quanto tali iniziamo a dare per indubitabili e scontate.
“Che cosa vuol dire aver cura di sé?” è una domanda fondamentale, di quelle che ci toccano nel profondo e che per avere risposta chiama subito in causa un’altra domanda, ossia “che cos’è la cura?”.
Ve lo siete mai chiesto?Secondo Martin Heidegger la Cura é una modalità primigenia della nostra esistenza come esseri umani: una modalità che caratterizza e connota il nostro modo di stare nel mondo e nella vita. La modalità per eccellenza, attraverso la quale ci relazioniamo con quello che ci circonda ed il nostro stesso esistere ed attraverso la quale possiamo progettare la nostra vita in maniera autentica.
Partiamo allora da qui, prendiamo consapevolezza di questa constatazione esistenziale: la cura è una modalità primaria con cui noi esseri umani siamo-nel-mondo.
Attenzione però, perché lo è nella forma della possibilità e non della necessità. Che cosa vuol dire? Che fra le molte possibilità a nostra disposizione c’è anche quella di prenderci cura di noi stessi… ma che sta a noi sceglierla!
Ecco perché voglio proporvi ora tre domande chiave, importantissime per una prima riflessione personale e presa di coscienza:Ed in caso di noncuranza… lo state facendo in maniera consapevole e deliberata, lo avete quindi scelto, o “vi sta semplicemente accadendo“?
A questo punto, altrove avreste probabilmente trovato “3 modi con cui prendervi cura di voi stessi” o “5 magici trucchi per il vostro benessere”… ma io credo poco alle ricette preconfezionate!Quando parliamo di persone e di vita, ciò a cui deve essere data voce è il vissuto, l’esperienza, il sentire e la competenza esistenziale che tutti noi abbiamo, diversi ed unici per ciascuno.
In questa breve riflessione in tre momenti nel mondo della cura di sé, vi propongo così un’ultima domanda, volutamente volta a interpellarvi nella vostra verità esistenziale proprio in queste torride giornate di metà Agosto.
Eccola:Provate a rispondervi ora.
Potrebbe valerne la pena proprio per approcciare con consapevolezza, chiarezza e presenza qualunque cosa abbiate deciso di dedicare a voi stessi nelle prossime settimane.
Buona riflessione, buone vacanze e… arrivederci a settembre!
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Stare bene al lavoro. Benessere organizzativo ed empowerment personale: dall’esperienza LinkedIn EMEA
Ogni anno a maggio si celebra il mese della consapevolezza sulla salute mentale, Mental Health Awareness Month.
Il tema e focus della campagna di quest’anno è stato #YouAreNotAlone, quanto mai attuale dato il persistente distanziamento fisico e sociale reso necessario dalle misure di sicurezza anti-COVID.
Sono passati già diversi anni ormai da quando nel 1948 l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha definito la salute non solo come ‘assenza di malattia’ ma come uno stato di completo benessere fisico, sociale e mentale. Una concezione a 360 gradi della persona e del suo benessere, visto come un equilibrio dinamico al quale concorrono quindi tante e sfaccettate dimensioni della nostra vita quotidiana.
Tra queste, un posto prioritario occupa senza dubbio la dimensione professionale: buona parte delle nostre giornate è dedicato infatti a questo ambito della nostra esistenza. Essere soddisfatti del proprio lavoro, gestire consapevolmente l’evoluzione della propria carriera e saper affrontare gli eventuali ostacoli che si presentano lungo il cammino è quindi un elemento essenziale per il ben-essere personale.
Soprattutto nell’ultimo periodo noto una crescente apertura ed interesse da parte delle aziende nei confronti di queste tematiche: sempre più aziende hanno iniziato a compiere passi per considerare i propri collaboratori non solo come ‘capitale umano’ ma come persone nella loro interezza, interrogandosi su come poter venire incontro alle necessità che le varie dimensioni e fasi della vita pongono a ciascuno di noi.
Che cosa possono fare le aziende in relazione al benessere dei propri collaboratori? Sicuramente molto.
Per rispondere a questa domanda vorrei condividere un’importante esperienza professionale ed alcune lessons learnt, a partire dalle quali ampliare il respiro della riflessione.
Negli scorsi mesi con il team di EnableIn, di cui sono responsabile per EMEA&LATAM, abbiamo lavorato con cura e passione per la messa in opera di un calendario di iniziative ed appuntamenti interni dedicati all’intera popolazione di dipendenti LinkedIn a livello globale. Un calendario di sessioni variegate per tema e tipologia: sessioni di formazione su temi specifici, spazi per la condivisione di storie ed esperienze personali, appuntamenti bisettimanali di meditazione, panel e dialoghi di gruppo.
Ora che ci avviamo alla chiusura di questi intensi mesi di preparazione e di appuntamenti, ciò che mi accompagna è quel mix di soddisfazione profonda e stanchezza positiva che accompagna il lavoro che percepiamo come significativo e ben fatto.
Se ‘sharing is caring’, con piacere vi condivido tre pillole di riflessione a partire da tre importanti parole chiave:
Dialogo. Gli spazi dedicati al dialogo sono spesso piuttosto rari all’interno di una quotidianità scandita da scadenze e operatività. Un vero peccato, perchè introdurre spazi e momenti di dialogo significa lavorare in maniera concreta per rendere reale quella prospettiva di Diversity & Inclusion i cui benefici sono sempre più chiari ed evidenti. Lo spazio del dialogo richiede infatti come propria pre-condizione proprio la molteplicità: dialogo come confronto ed incontro di (almeno) due protagonisti, posizioni, esperienze, visioni del mondo e contributi. Un dialogo che, condotto da un facilitatore competente e consapevole, diviene sorgente di nuove relazioni e innovazione.
Condivisione. Condividere con altri la propria storia ed esperienza personale è un’attività che ha una forte valenza catartica e che è in grado di creare ponti, regalando a coloro che ascoltano la possibilità di avvicinarsi empaticamente all’altro. Quando questo avviene all’interno di un contesto lavorativo, è importante notare come vengano chiamati in causa due concetti molto densi: vulnerabilità e sicurezza. Perchè le persone possano sentirsi davvero libere di donare agli altri il racconto delle proprie esperienze, è necessario che siano create le condizioni affinchè questo atto di generosità e coraggio sia possibile. Fondamentale è che l’ambiente sia percepito, ed effettivamente sia, uno spazio sicuro. Se vulnerabilità e coraggio sono tratti e decisioni che pertengono le singole persone, ritengo sia responsabilità delle aziende lavorare per creare le condizioni che li rendano possibili.
Tempo. Quante volte ci sembra di non averne mai abbastanza? Nella forma del Time Management, il tempo è un argomento oggetto di moltissimi corsi di formazione, a volte un po’ bistrattato o trattato in maniera semplicistica. Eppure, non deve sfuggire al professionsita ed all’azienda il fatto che il tempo sia innanzitutto e primariamente tempo vissuto: materia, stoffa e cifra dei nostri giorni e del nostro divenire. Nel corso del mese trascorso ho osservato come ritagliarsi del tempo ‘qualitativamente differente‘, tempo da dedicare a pratiche di meditazione, dialogo, condivisione, spunti intellettuali etc. si sia rivelato per molti partecipanti al programma fonte di vera rigenerazione. Riappropriarsi del proprio tempo come tempo primariamente vissuto è un passo che trasforma profondamente, apre a nuove possibililità, dona nuovi modi di presenza e ‘centratura’. In maniera derivata, consente inoltre l’importante sviluppo di un nuovo e più consapevole commitment.
“It’s a wrap!”, come dicono gli inglesi.
E così, mentre giunge a chiusura il Mental Health Awareness Month, proseguiamo il cammino con l’obiettivo che non solo Maggio ma ogni mese e ogni giorno possano diventare il tempo dell’attenzione e della consapevolezza verso il proprio benessere e quello dei propri collaboratori.
Personal Branding per lo sviluppo di carriera
Come costruire un network di relazioni strategico? Come poter far leva al meglio su LinkedIn per la ricerca di lavoro?
Qual è il vostro Personal Branding e quali benefici può portare alla vostra carriera professionale? Da dove partire per sviluppare il vostro Personal Branding e quali elementi non devono mancare perchè possa essere efficace?
Ne ho parlato lo scorso giovedì al webinar live su LinkedIn che ho tenuto insieme ai colleghi di LinkedIn Italia all’interno dell’iniziativa Social Impact.
Il momento storico, particolarmente complesso per coloro che si muovono nel mercato del lavoro, rende ancora più importante dedicare particolare attenzione ed investimento alla cura del proprio posizionamento e della propria reputation professionale.
Partendo dal concetto di Personal branding, abbiamo visto insieme:
- come disegnare il proprio Personal Brand professionale;
- come costruire un profilo LinkedIn best-in-class;
- come utilizzarlo per creare un network di connessioni strategico, ricercare posizioni lavorative, interagire sulla piattaforma;
- come lavorare attivamente al proprio posizionamento di carriera.
In chiusura, durante la sessione di Q&A ci siamo quindi dedicati ad indirizzare dubbi e domande dei partecipanti, cui rinnovo i miei migliori auguri per il futuro professionale!
…se ve lo siete persi non temete, organizzeremo presto nuovi appuntamenti. Per rimanere aggiornati sulle date dei prossimi eventi, seguitemi sul mio profilo LinkedIn cliccando sul tasto segui.
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MIND YOUR MIND. Mindfulness e pratiche riflessive per affrontare lo stress lavorativo
“Dai a questo ci ripenso a settembre…”. “Dopo le vacanze quest’anno inizio a...”. “Con questo ripartiamo alla grande dopo l’estate…”.
Come è andato realmente il vostro Settembre?
In un lampo ci siamo lasciati alle spalle questo mese simbolicamente così denso: per molti tempo di bilanci, per altri di nuovi inizi (che siano attuati, progettati, desiderati o anche solo sognati durante il tempo della pausa estiva), per tanti professionisti tempo di corse per chiudere con successo i risultati del trimestre e pianificare il successivo.
Un mese che può aver creato qualche frustrazione o pensiero in più proprio in virtù del passaggio da un momento di svago e rigenerazione, le ferie estive, ad un ritorno alla propria realtà quotidiana. Passare da una dimensione all’altra richiede spesso un salto che risulta ancor più percepibile per chi si trova ad operare all’interno di contesti organizzativi ed aziendali: al loro interno i nostri piani, le abitudini ed i ritmi estivi hanno dovuto subito fare i conti con le esigenze e i ritmi del business, di colleghi, manager, dipendenti.
Ed ecco che proprio quello che avrebbe dovuto essere il mese della rinascita e della messa in atto dei nostri propositi, scontrandosi con la realtà può essersi tinto di frustrazione ed averci visto preda di un intenso stress.
Quando siamo sovraccarichi di stress e tensione perdiamo la nostra capacità di far fronte alle situazioni in maniera efficace utilizzando al meglio le nostre risorse e siamo così più inclini ad alimentare un circolo di frustrazione e conflittualità.
Come fare per uscirne?
Due pratiche sono in grado di essere particolarmente d’aiuto, come evidenzia questo articolo di Harvard Business Review: la mindfulness e le pratiche riflessive.
If you want to break this cycle and have fewer destructive conflicts at work, the first step is to become more aware of your feelings and reactions to pressure and stress. The second step is to consciously manage your emotions, and the third is to start seeing people as people, not as threats. […]
Schedule time for self-reflection. Like mindfulness practices, self-reflection helps tremendously with self-awareness and self-control. It’s hard to find time to think about our viewpoints and actions in our always-on world, however. So start small. You might, for example, reserve 20 minutes at the end of each week to reflect on what went well and what didn’t. But remember: Don’t fall prey to the “beat myself up” trap and spend this time lamenting what you didn’t get done or what you should’ve done differently. All that does is engender more stress.”
Harvard Business Review – A 3-Step Process to Break a Cycle of Frustration, Stress, and Fighting at WorkDa un lato infatti le pratiche meditative come la mindfulness possono aiutarci a riguadagnare la nostra centratura ed una maggiore presenza nel momento presente, riconnettendoci al nostro corpo e radicandoci nel qui-e-ora. Dall’altro, l’auto-riflessione così come condotta attraverso il Philosophical Counseling e le pratiche filosofiche ci aiuta ad acquisire self-awareness (consapevolezza): ci aiuta a osservare i nostri vissuti, fare chiarezza sui nostri pensieri e le nostre emozioni, scoprire e comprendere meglio noi stessi per disegnare in maniera più consapevole il nostro cammino professionale e di vita.
“Chiamiamo semplice accadere ciò che avviene senza coscienza del significato, esperienza vissuta l’accadere nel quale si sperimenta un significato, e autoriflessione un momento indispensabile di tale esperienza vissuta.”
Karl JaspersChe settembre vi abbia visti impegnati in una gioiosa ripartenza a tutto sprint o in una faticosa ripresa delle attività, che cosa ne pensate di farne comunque tesoro in quanto vostro?
Ne avete l’opportunità proprio ora. Fermatevi qualche minuto questa sera a riflettere sul mese che avete appena vissuto.
Quali erano i vostri desideri? Che cosa non è andato secondo le vostre aspettative? Quali erano le vostre aspettative? Come vi siete sentiti?
Che cosa vi ha infastidito o vi ha fatto sentire sotto pressione? Di quali aspetti di voi stessi/progetti/cambiamenti/relazioni vi sentite più orgogliosi e soddisfatti? A quali cose per voi importanti non avete dedicato abbastanza attenzione?Vi regalarete la possibilità di “rendere ottobre il vostro nuovo settembre” e ridisegnare il cammino dei prossimi mesi.
Se ti va di commentare o condividere, puoi farlo qui al mio post LinkedIn:
Crescere con le STEM (+A)
Prima della pausa estiva ci tenevo a segnalarvi e ringraziare STEMintheCity per aver dato voce alle Restart Stories di GirlsRestart.
Donne che sostengono il futuro, che ripartono, si reinventano, cadono e si rialzano più forti di prima.
(link al post LinkedIn)Da oggi all’interno della sezione Testimonianze potrete trovare anche l’intervista su cambiamento e trasformazione che ho realizzato per GirlsRestart:
Se non avete mai sentito parlare di STEMintheCity, vi riporto la presentazione del progetto presa direttamente dal loro sito, che vi invito ancor di più a visitare soprattutto se nella vostra vita avete a che fare con la formazione… che sia come genitori, formatori o studenti!
“STEMintheCity è l’iniziativa promossa dal Comune di Milano – in collaborazione con importanti realtà del settore pubblico e privato e il sostegno delle Nazioni Unite – per diffondere la cultura delle STEM, rimuovere gli stereotipi culturali che allontanano le ragazze dai percorsi di studio nelle materie tecnico-scientifiche.
A causa dell’epidemia Covid-19, STEMintheCity si è trasformato in un progetto completamente digitale, aperto e inclusivo: una piattaforma ricca di eventi e webinar formativi, news, testimonianze e articoli di approfondimento per stimolare i ragazzi e le ragazze a migliorare le loro competenze digitali e a intraprendere percorsi di studio e carriera in ambito STEM, superando qualunque stereotipo di genere.”
https://www.steminthecity.eu/iniziativa/stem-generation.klBuone vacanze a tutti e… arrivederci a settembre!
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ORGANIZZAZIONI ADATTIVE E PRATICHE RIFLESSIVE
Come fiorire in un mondo che cambia
Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un articolo di Deloitte che ha stimolato la mia riflessione: evidenziava quanto sia oggi imprescindibile per le organizzazioni ripensare le proprie abitudini e pratiche manageriali nell’ottica di una maggiore attenzione a dimensioni umane quali significatività, ben-essere e scopi (purpose). Dimensioni e bisogni umani universali, profondamente radicati in noi ma forse per troppo tempo tenuti in secondo piano in ambito business.
Ve ne ripropongo un breve estratto:
“COVID-19 has reinforced our conviction that human concerns are not separate from technological advances at all, but integral for organizations looking to capture the full value of the technologies they’ve put in place. As organizations looked to adapt their ways of working in response to the crisis, they found that, in many— though not all—parts of the world, technology was not the greatest challenge. […] In those where the technology has been available, one of the biggest barriers was the difficulty of building models to integrate humans with those technologies: to create new habits and management practices for how people adapt, behave, and work in partnership with the technology available to them; to fulfill distinctly human needs such as the desire for meaning, connection, and well-being at work; to maximize worker potential through the cultivation of capabilities; and to safeguard ethical values.“
From Deloitte Insights. “Returning to work in the future of work Embracing purpose, potential, perspective, and possibility during COVID-19”Abitare la complessità dell’ecosistema in cui siamo calati e muoverci in esso in maniera efficace e soddisfacente è una sfida complessa per persone e organizzazioni. Per affrontarla con successo, ben-essere e sviluppo personale sono elementi fondanti su cui tanto le aziende quanto i singoli devono oggi più che mai porre attenzione, investimento e cura.
Il tempo della crisi è per definizione tempo ambiguo, di cambiamento: vengono meno certezze usuali e nello stesso momento ci troviamo di fronte ad embrionali possibilità di evoluzione e sviluppo. Sta a noi, come persone e come organizzazioni, decidere quali possibilità alimentare e quindi quali tra le molte possibili far crescere realmente.
Come fare?
Ritengo che una chiave sia imparare ad abitare dinamicamente il cambiamento, a muoverci consapevolmente nel divenire. Valorizzando e stimolando capacità che già possediamo, che le nostre persone già possiedono. Come diceva la filosofa spagnola Maria Zambrano:
“Una vita vera sarà quella che sa attraversare il suo tempo, essere innanzitutto un modo felice di muoversi nel tempo, senza risultare sottomessa come le cose, tremante come i vegetali o prigioniera come l’animale, ma desta e libera come deve essere l’uomo.”
Maria ZambranoAllenare la nostra capacità di muoverci felicemente nel tempo e far fronte al perpetuo mutamento significa allenare le nostre competenze più “umane” e le nostre soft skills. Su questi aspetti, pratiche riflessive come il Philosophical Counseling e le pratiche filosofiche possono dare un grande contributo in quanto consentono di stimolare e riattivare la varietà delle dimensioni del nostro pensiero e donare autenticità al nostro modo di vivere nel mondo. Elementi importanti per una leadership autentica, dinamica, recettiva, in grado di creare le condizioni per tirare fuori il meglio da sè e dagli altri.
Nato in Germania negli anni ’80 e poi diffusosi negli altri paesi europei e negli Stati Uniti (dove è stato reso celebre dal best seller di Lou Marinoff “Platone è meglio del prozac“), il Philosophical Counseling è una pratica con cui vengono stimolati processi decisionali e chiarificatori attraverso metodi e strumenti, appunto, di tipo filosofico, con il fine di rispondere a specifiche domande e questioni dell’esistenza quotidiana.
A me piace descriverlo come l’opportunità di ritagliarsi momenti e spazi per sè durante i quali avere la possibilità di condividere aspirazioni, difficoltà, desideri di sviluppo in dialogo con un partner di pensiero. Il ruolo del Philosophical Counselor è quindi quello di agire come un catalizzatore in grado di stimolare una maggiore consapevolezza, illuminando i nostri punti ciechi e rendendoci in grado di utilizzare al meglio le risorse di cui già disponiamo… ma che magari per svariati motivi avevamo smesso di valorizzare o di riconoscerci.
I benefici derivanti da questo tipo di percorsi hanno sfumature personali differenti per ciascuno ma, volendo trovare un comune denominatore, sono accomunati dal regalare al nostro sguardo sul mondo maggiore ampiezza, profondità e ricchezza. In un momento storico in cui aziende ed organizzazioni sono alla ricerca di prospettive innovative e valorizzano la ricchezza portata dalla diversità, tali benefici sono in grado di tradursi in motore di cambiamento reale.
La varietà e solidità del patrimonio di strumenti e tradizioni cui le pratiche filosofiche possono attingere consentono un vero e proprio tuffo in una vasca di rigenerazione per il nostro pensiero e ben-essere! ( (Ecco quindi: la maieutica socratica, che ci accompagna a scoprire le nostre verità interiori; la saggezza stoica, che ci aiuta a prendere la vita con filosofia; il movimento ossigenante del pensiero ispirato alla dialettica hegeliana; il metodo analitico, per disegnare più consapevolmente idee e concetti che guidano il nostro agire; lo sguardo fenomenologico, per osservare sospendendo il giudizio; l’interpretazione ermeneutica, che ci supporta nell’acquisire consapevolezza dei significati che doniamo alla nostra vita spesso in maniera implicita).
Chiave, compito e competenza importante del vostro partner di pensiero è far confluire questa ricchezza in pratiche attuali, semplici ed efficaci per persone ed organizzazioni: le possibilità sono molte, dai workshop per team e gruppi di lavoro al Coaching socratico per Manager e Leadership team, dalla Philosophy for Community per team ed organizzazioni, al Philosophical Counseling individuale. Perchè organizzazioni e persone possano fiorire in questo mondo che cambia.
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THIS IS ME. Il coraggio del cambiamento
Il desiderio di scoprire chi siamo, la determinazione di realizzarlo.
Giovedì 11 Giugno live sul profilo Instagram di GirlsRestart ho avuto il piacere di dare il mio contributo a questo progetto così generoso e generativo. Nella forma di un aperitivo virtuale dal tono informale, mi sono confrontata con l’eccezionale Alessandra De Carlo in una chiacchierata su temi molto cari ad entrambe.
Ne è scaturito un dialogo ricco di amore per l’umano e per il suo sviluppo, pratiche di coaching e counseling a supporto delle organizzazioni, storie di cambiamento e di nuovi inizi.
Percorsi di evoluzione reali, i nostri, che attraverso decisioni ed il superamento di difficoltà e bias ci hanno condotto a disegnare una vita in cui “testa, cuore e pancia” (utilizzando le belle parole di Alessandra) potessero andare all’unisono.
Riprendendo il teaser dell’intervista:
“Cosa c’entrano la filosofia, la tecnologia, il coaching e una piscina termale? Ce lo raccontano due donne appassionate di persone e cambiamento. Scopriamolo con Alessandra De Carlo, mamma, moglie, executive coach e imprenditrice e Chiara Sivieri, filosofa, Philosophical Counselor ed Enterprise Relationship Manager in LinkedIn.”
Tornerò con approfondimenti dedicati sulla ricchezza dei contenuti che abbiamo solo toccato in questo dialogo ma, per ora, vorrei concludere condividendo almeno due spunti che mi porto a casa da questa bella esperienza:
- l’importanza ed il valore di un network, una rete di relazioni supportive. Oltre alla conoscenza della splendida Alessandra, lavorare dietro le quinte alla preparazione del live mi ha consentito di conoscere molte altre splendide persone e professioniste, con cui poter progettare insieme e collaborare in futuro;
- un ulteriore segnale a conferma di quanto la sincronicità inizi a farsi sentire nelle nostre vite proprio nel momento in cui decidiamo di prenderne in mano il divenire, per disegnarle in maniera consapevole ed autentica.
Su quest’ultimo aspetto, mi piace ricordare le parole di Rollo May, uno dei padri del Counseling centrato sulla persona:
“La natura fornisce l’aiuto delle sue forze a chi ha iniziato un cammino costruttivo; si innesca una progressione geometrica, nel senso che più la personalità si risana più guadagniamo in salute.”
Rollo May, da “L’arte del Counseling”Dunque… buon restart a tutti noi!
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